Il Patriarcato Ecumenico, seguendo la legge dell'amore di Cristo e il messaggio degli Apostoli fa "uso di concessioni, dove è lecito, non ritenendo come presupposto indispensabile la rigidezza e la statica uniformità in cose non sostanziali in quanto è abituato dalla sua vita collegiale all'unità nella varietà. Perciò ha sempre cercato l'incontro e la collaborazione delle altre Chiese cristiane, nella prospettiva del ristabilimento in tutto il mondo cristiano della tradizione apostolica e del rinnovamento dinamico delle perenni consuetudini" (Melitone Metropolita di Eliopoli e Theira).
A tal fine, esso ha intrapreso una serie d'iniziative specifiche d'avanguardia riguardo al problema vitale dell'unità dei cristiani. Nell'esercizio dei suoi obblighi derivanti dalla sua peculiare posizione ed esprimendo lo spirito dell'Ortodossia, il Patriarcato Ecumenico ha coltivato in seno alla Chiesa Ortodossa l'ideale ecumenico e si è costituito messaggero della stessa idea anche nel resto del mondo cristiano.I documenti storici del Patriarcato Ecumenico che a tal riguardo sono i più significativi per l'inizio di questo ideale sono:
Notevole è il rilievo che il dr. Visser T'Hooft esprime a proposito dell'enciclica del 1920: "(essa) presenta un triplice significato:
a) La Chiesa di Costantinopoli è stata la prima a decidere ufficialmente di proporre alle altre Chiese la creazione di una comunità stabile o di un Consiglio delle Chiese.
b) L'enciclica è importante perchè si rivolge a tutte le Chiese di Cristo, "coeredi e compartecipi della promessa di Dio in Cristo" (Ef. 3,6).
c) Nella lettera accompagnatoria all'enciclica stessa la Chiesa di Costantinopoli formula un importante principio quando indica che i contatti proposti alle chiese dovranno essere posticipati al pieno accordo dogmatico e quando aggiunge che la cooperazione tra le Chiese stesse dovrà preparare la via verso una tale riunione. Questo principio ha costiuito uno dei fondamentali presupposti del Movimento Ecumenico".