UNA
NUOVA SOBRIETA PER ABITARE LA TERRA
(Riassunto)
Primissimo protettore
e vero protagonista a favore del creato, cioè per la sua custodia e salvaguardia,
è il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, chiamato “Patriarca Verde”
per i suoi sovrumani sforzi, coinvolgendo i più eminenti teologi, ambientalisti,
scienziati e burocrati, ma soprattutto gli studenti ed i rappresentanti delle
maggiori confessioni cristiane e delle più importanti religioni del mondo.
La prima iniziativa a favore del creato – del ambiente – prese dal
Patriarcato Ecumenico risalgono alla metà degli anni 80 (terza sessione
della Conferenza Panortodossa presi nodale, tenutasi a Chambèsy tra 28
ottobre ed il 16 novembre 1986). I Delegati esprimono la loro preoccupazione
per gli abusi sulla natura. La Conferenza ha sottolineato anche i danni prodotti
dalla guerra, dal razzismo e dall’ineguaglianza nelle società umane
e nell’ambiente.
Seguirono diversi incontri sul tema “Giustizia, Pace ed integrità
della creazione”.
Importantissima è la riunione che si è svolta nel 1988 in Grecia,
a Patmos, per celebrare i nove cento anni della fondazione dello storico Monastero
di San Giovanni il Teologo che aveva come tema: “La Rivelazione ed il
futuro dell’umanità”. Una delle indicazioni più importanti
emersa da tale conferenza fu l’istituzione da parte del Patriarcato di
Costantinopoli di una giornata da dedicare alla protezione della natura, invita
tutti i cristiani Ortodossi a pregare, affinché il pianeta sia liberato
dalle azioni di distruttive ed ingiuriose compiute dall’uomo.
Al Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico, Vertice del mondo Ortodosso Orientale
(marzo 1992), il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha convocato un incontro senza
precedenti tra tutti i Patriarchi e Primati Ortodossi per esprimere l’unità
della visione teologica e del pensiero pastorale della Chiesa Ortodossa. Il
messaggio ufficiale dei Primati Ortodossi confermò il primo di settembre
come giorno di preghiera Panortodossa per l’ambiente.
È una straordinaria opportunità per i partecipanti il nostro incontro
su un tema così curiale come la custodia e la salvaguardia del creato;
senz’altro abbiamo bisogno di “una nuova sobrietà per abitare
la terra“.
Due punti, veramente sostanziali, per capire bene il pericolo:
1° punto: Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo sottolinea: “la terra
è stata devastata (Ap. 7,3), … Consapevoli della minaccia della
distruzione nucleare e dell’inquinamento ambientale, o andremo verso un
mondo unito, o non avremo più un mondo”.
2° punto: Alla luce della crisi ambientale, il Patriarca Ecumenico, secondo
a quello che dice o fa, si dimostra “consapevole che tutti, senza eccezione,
a prescindere dalla confessione religiosa, devono essere coinvolti”. Li
presenta come una moderna forma di eresia o terrorismo naturale. Condanna la
distruzione ambientale come vero e proprio peccato (Novembre 1997).
Così ha dichiarato:
“Commettere un crimine contro la natura è peccato. Per gli esseri
umani provocare l’estinzione di specie naturali o distruggere la biodiversità
della creazione divina; degradare l’integrità della terra provocando
mutamenti climatici, privando il pianeta delle foreste naturali o distruggendone
le zone umide; mettere a repentaglio la salute di altri esseri umani con malattie.
Provocate dalla conta migrazione delle acque, della terra, dell’aria,
e minacciare la vita del pianeta con sostanze velenose, tutto questo è
peccato”.
Il Patriarcato Ecumenico ha assunto l’iniziativa di ricordare a tutti
i Cristiani che la custodia dell’ambiente è un comandamento di
Dio e un dovere dell’uomo. Infatti, la distruzione dell’ambiente
porta gravi conseguenze per l’umanità intera. Per questo il Patriarcato
Ecumenico cerca di sensibilizzare tutti, perché la distruzione ecologica
è spesso provocata dalle azioni apparentemente irrilevanti dei singoli.
Il Patriarcato Ecumenico per primo ha suonato l’allarme: Dobbiamo lavorare
a camminare assieme a tutti coloro che capiscono questo grande rischio e contribuiscono
a limitare questo male. Come Chiese, dobbiamo dare il nostro contributo per
accrescere la consapevolezza e scuotere la coscienza di tutti quelli che rimangono
indifferenti.
Nuova sobrietà, nuova generazione;
Nuova spiritualità – Vita, nuovo mondo che può mobilitarsi,
prendere provvedimenti adeguati ed essere capace di capovolgere la pericolosa
situazione per l’intera umanità.
Dall’altra parte l’ambiente, in verità, non è solo
una questione politica o tecnologica; è, come ama sottolineare il Patriarca
Ecumenico Bartolomeo, soprattutto è una questione religiosa e spirituale.
È una questione di fedeltà verso Dio, l’umanità e
l’ordine del creato.
La Chiesa Ortodossa crede che la creazione di Dio, sia quella naturale che spirituale,
è “molto buona” e l’umanità è tenuta
a coltivare e custodire il bel mondo dentro al quale Dio ci ha posto come amministratori
e custodi, non come padroni irragionevoli e arroganti.
La Chiesa Ortodossa non vede la creazione materiale come male (lo affermavano
i gnostici), né il corpo come la prigione dell’anima (come sosteneva
Platone); crede che l’umanità nella sua interezza, corpo ed anima
allo stesso modo, abbia come destino l’eternità e sia perciò
santificata e resuscitata con il corpo, che da un lato è trasfigurato
in una forma diversa, dall’altro resta un corpo.
La divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo (347-407) è la funzione
eucaristica celebrata dai Cristiani Ortodossi.
Le parole centrali della Liturgia sono: “manda il tuo Santo Spirito sopra
di noi e sopra questi doni”, ovvero il pane ed il vino che simboleggiano
la vita del mondo. Il celebrante continua: “Trasformali nel Tuo santo
corpo e nel Tuo prezioso sangue”; la comunità risponde “Amen”.
In questa espressione liturgica di trasformazione vi sono tre dimensioni sostanziali:
1. La trasformazione inizia nel cuore dell’uomo.
2. La trasformazione avviene nell’ambito della più ampia comunità,
perché i doni sono offerti per l’intera comunità.
3. La trasformazione avviene per l’intera creazione.
La tradizione dell’Oriente Ortodosso nel corso dei secoli ha posto l’accento
sul cuore come luogo di trasformazione, dove Dio, l’umanità ed
il mondo coincidono e coesistono in una relazione caratterizzata dalla preghiera
e la pace.
La Filocalia sottolinea la straordinaria realtà che la trasformazione
di tutte le cose si raggiunge solo attraverso il silenzio interiore: “Quando
ti trovi in silenzio, allora trovi Dio e il mondo intero”; In altre parole,
la trasformazione inizia con la consapevolezza che Dio, e Dio solo, dev’essere
al centro di tutta la vita. La grazia di Dio è più vicina a noi;
perciò Gregorio Palamas, grande Teologo ed Arcivescovo di Salonicco (1296-1358)
difendeva la “preghiera del cuore”, come uno strumento potente per
capire che il regno di Dio è dentro di noi (Lc 17,21).
Allora, abbiamo bisogno di una nuova società: abbiamo bisogno di una
trasformazione interiore, esige un cambiamento radicale; esige una vera conversione
o metanoia-; esige un mutamento di atteggiamenti e presupposti. Non possiamo
trasformarci (o convertirci) se non abbiamo prima affrontato tutto quello che
si oppone alla trasformazione; non possiamo essere trasformati finché
non ci siamo purificati da tutto quello che deturpa il cuore umano.
È verità indiscutibile che la Chiesa – la religione –
gioca un’ importantissimo ruolo chiave:
Questa trasformazione – convenzione metanoia - porta alla Spiritualità
della κένωσις (svuotamento): una spiritualità di svuotare se stessi (Fil.
4,11), come dice San Paolo: “non sono più io che vivo ma è
Cristo che vive in me”; Una nuova sobrietà, allora, (di astinenza),
(una) per abitare la terra con amore, pace, serenità e prosperità.
Una nuova sobrietà di umiltà, cioè di trovarsi davanti
a qualcosa che dobbiamo credere che è più grande di noi, come
l’universo, inginocchiarsi a questa grande realtà, senza superbia
ed odio, amare il prossimo e convivere con lui fraternamente, inquanto (lo stesso)
il nostro prossimo è “icona di Dio”, secondo i Padri Cappadoci;
anzi la creazione stessa è paragonata ad un’icona, proprio come
la persona è creata “ad immagine e somiglianza di Dio” (Gen.
1,16; Col 1,15). La creazione è una rivelazione visibile e tangibile
della presenza della Parola di Dio. L’umanità è invitata
a meravigliarsi davanti alla creazione, ma non adorarla. Altrimenti, il mondo
naturale è ridotto dal livello di icona a quello di idolo.
Conclusione
La creazione – l’ambiente – è un dono che abbiamo ricevuto;
non è una nostra proprietà personale. È una eredità
che deve essere custodita e trasmessa alle generazioni seguenti; non va sciupata
egoisticamente, senza pensare a coloro che verranno dopo.
Come il termine “eredità” ha un’importante dimensione
simbolica, così anche la parola “ecologia” contiene il prefisso
“eco” del greco “οικος” che significa “casa”, “abitazione”.
Il mondo è davvero casa nostra; è anche casa di tutti.
San Giovanni Crisostomo, Arcivescovo di Costantinopoli, esprime la convinzione
che “questo mondo è frutto della generosità e infinita grazia
divina oltre che del nostro impegno a rispondere a Dio con gratitudine, rispettando
e proteggendo l’ambiente naturale; “A Te offriamo i doni, da Te
ricevuti”.
Nella Liturgia di San Giovanni Crisostomo usiamo due termini: 1. Δωρον (dono)
e Αντίδωρον (antidoro), due termini liturgici che definiscono la visione teologica
ortodossa sulla questione ambientale in modo conciso e chiaro.
Da un lato l’ambiente naturale è il doron irrepetibile che Dio
ha fatto all’umanità. Dall’altro il giusto antidoron dell’umanità
al suo divino Artefice è il rispetto e la custodia di questo dono, “oltre
a un duo uso corretto e responsabile. Ogni credente è chiamato a celebrare
la vita in un modo che rifletta la parola della divina Liturgia.: “Egli
stessi doni, da te ricevuti, a te offriamo in tutto e per tutto”.
Dunque, se vogliamo una nuova terra con amore, pace e prosperità, ci
occorre una nuova visione del mondo; una nuova spiritualità, cioè,
una nuova sobrietà, una vita nuova: trasformare la mentalità e
l’atteggiamento della gente, facendole capire che la custodia dell’ambiente
è un dovere religioso fondamentale che Dio stesso impone all’umanità.
La Chiesa – la religione – inoltre dovrà inserire l’educazione
ambientale nella sua predicazione, nel catechismo e nelle altre forme d’istruzione
religiosa, dal livello più elementare a quello più alto.
Dunque, se vogliamo “una nuova terra con amore, pace e prosperità”
(Apoc. 21,1) ci occorre una nuova visione del mondo; una nuova spiritualità,
cioè, una nuova sobrietà, nuova vita. Perciò dobbiamo acquisire
una “spirito eucaristico” ed un “ethos ascetico”, tenendo
a mente che tutte le cose nel mondo naturale, grandi o piccole, hanno la loro
importanza nell’universo e per la vita del mondo. Davanti a Dio consideriamoci
responsabili di ogni essere vivente e dell’intera creazione naturale.
Con amore e cura trattiamo tutto. Solo così ci assicureremo un ambiente
dove le generazioni future dell’umanità potranno vivere una vita
sana e prospera.
Di grande menzione è la dichiarazione di Giovanni Paolo II, di gloriosa
memoria, e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, alcuni anni addietro: “Non
è troppo tardi. Il mondo di Dio ha un incredibile potere di guarigione.
Nell’arco di una sola generazione, potremmo imprimere alla terra il giusto
orientamento per il futuro dei nostri figli. Esprimiamo l’auspicio che
sia la nostra generazione, quella di oggi, a farlo, con l’aiuto e con
la benedizione di Dio”.
Abbiamo diritto, in verità, ad un mondo migliore, un mondo dove non vi
siano degrado, violenza, spargimenti di sangue, un mondo di generosità
ed amore.