Prot. N.: 379
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BARTOLOMEO I
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI, NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, PACE E MISERICORDIA DA CRISTO SALVATORE
GLORIOSAMENTE RISORTO
“O Vita, come muori? Come dimori in una tomba?”
Fratelli concelebranti e figli della Chiesa devoti e amanti di Dio,
Tutta la natura stupisce sbigottita:
Il coro degli Angeli; la moltitudine degli uomini. Tutto il creato con timore
e tremore sta innanzi al grande e indicibile mistero della Santa Passione e
della sfolgorante Risurrezione di Cristo Salvatore, e si interroga: Come può
morire la Vita, la Vita in assoluto, la Vita in sé, la stessa sorgente
della Vita? Come può un sepolcro farsi ricettacolo della Vita, cioè
di quel nostro Signore Gesù Cristo che ha detto: “Io sono la Vita”
(Gv 14,6)?. La risposta fu data tramite la Risurrezione.
Molti interrogativi d’un tempo permangono. Quel che allora si è
compiuto una volta per sempre, d’allora in poi si rinnova perennemente
e continuamente. Il Mistero permane. E anche lo stupore. Per molti, ancor oggi,
il Cristo è segno di contraddizione (Lc 2,34). E’ crocifisso, ma
risorge. Il Crocifisso per alcuni è scandalo, follia per altri (I Cor
1,23). Il Risorto dai morti è deriso da alcuni (At 17,32); altri lo infamano
(Mt 28,11-15), ma Egli regna nei cuori dei credenti.
I credenti pregustiamo la Risurrezione, viviamo da risorti, non temiamo la morte
fisica del corpo, perché crediamo nella Risurrezione di Cristo e degli
uomini, la riteniamo come una realtà testimoniata dalla nostra conversazione
con i Santi, i quali – anche se morti, secondo l’aumana percezione
– invero vivino e conversano con noi e ci aiutano nella nostra vita.
E’ risuonato però un tempo e, soprattutto, da quel tempo risuona
incessante il potente grido del fanatismo: “Crocifiggi! Crocifiggilo!”.
Rispose un tempo e dal quel tempo risponde la viltà e irresponsabilità
dei potenti: “Prendetelo voi e crocifiggetelo!” (Gv 19,6).
La Vita è risorta, Cristo è risorto. E noi insieme testimoniamo
la Sua Risurrezione, non solo con apodittiche argomentazioni, ma con la nostra
stessa vita da risorti. Allora sarà credibile la nostra testimonianza,
quando vive dentro di noi il Cristo Risorto, quando rifulgerà in tutta
la nostra esistenza la gioia, la certezza e la apce della Risurrezione.
Davanti a noi, certemente, c’è sempre il sepolcro come minaccia
alla vita. Alla vita dell’uomo e del nostro ambiente naturale. Non intendiamo
certemente la corruzione e la morte con il significato biologico di questi termini.
Pensiamo a quelle forme di morte e corruzione che minacciano la vita dell’uomo
all’improvviso, con durezza e violenza, quelle forme che sfidano la coscienza,
umiliano la persona umana, corrompono la bellezza della natura.
Pensiamo, per esempio, al tipo di vita che viene consegnata alla morte prima
che incontri la luce del sole. Pensiamo ai milioni di bambini che porta alla
tomba la povertà, la fame, la mancanza anche delle medicine assolutamente
più necessarie, la durezza di cuore di quanti possono, ma non fanno ciò
che è necessario per loro, la non vergogna dei sfruttatori e corruttori
dell’innocenza infantile.
Pensiamo alle vittime delle quoditiane violenze, religiose, nazionalistiche,
etniche e altri fanatismi e conflitti bellici che – nell’indifferenza
e noncuranza - si oppongono alla domanda dell’umanità perché
tacciano le passioni e, infine, questo mondo sia pacifico.
Pensiamo, in fine, alla brigantesca irruzione dell’uomo nell’ambiente
naturale, crudelmente sottoposto a sciagurata e insaziabile brama di sfruttamento
e speculazione che sfigura la bellezza donatagli dal Creatore, ne mina le fondamenta
e le condizioni necessarie per la sopravvivenza delle generazioni future.
E ancora pensiamo a quelle forme di vita che portano le stimmate della morte,
sia spirituale che morale, come frutto della passione, dell’errore, della
privazione, dell’avidità, della meschinità e dell’oppressione
della vita.
Fratelli e figli amati e diletti nel Signore, anche questo anno abbiamo venerato
la Santa Passione del nostro Salvatore Gesù Cristo. Riconosciamo come
il discorso sulla Sua morte di croce sia follia per quanti restano fermi nell’incredulità
e vanno incontro alla perdizione, e – al contrario – sia potenza
di Dio per quanti avanzano con fede sulla strada della salvezza (I Cor 1,18)
con la fulgida luce della Risurrezione.
Con questa forza, e nella gioia della Risurrezione di Cristo, rispettiamo dunque
la vita del nostro prossimo, perché cessino le reciproche lacerazioni
e rinunciamo alla violenza e al fanatismo che minacciano la vita. Il trionfo
della Risurrezione deve essere vissuto come trionfo della vita, della fratellanza
tra gli uomini, della preveggenza e della speranza.
“Cristo è Risorto e la vita regna”. A Lui la gloria, l’onore
e il potere nei secoli dei secoli.
Fanar, Santa Pasqua 2006
+ Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
fervido intercessore per tutti voi presso Cristo Risorto.