RITUALE
DELLA GRANDE QUARESIMA E DELLA SETTIMANA SANTA 2009
08.02 Domenica
del Fariseo
Durante la settimana non si digiuna, neppure mercoledì
e venerdì.
15.02 Domenica
del Dissoluto
In questa settimana, solito digiuno del mercoledì
e venerdì.
21.02 Sabato
delle Anime
Commemorazione dei defunti.
22.02 Domenica
di Carnevale
23.02 Lunedì
Da oggi, digiuno con licenza (anche mercoledì e venerdì)
di uova, pesce, latticini, olio, vino.
25.02 Mer
\ 27.02 Ven
Non è lecito celebrare la divina Liturgia.
[1]
01.03
domenica dei Latticini
Consacrare 2 Agnelli.
Dopo l’Ora IX si cambiano i parati, e si inizia a usare il colore nero (scuro). Al Vespro (come nelle altre
domeniche), ingresso con l’incenso (perché si canta un grande prokimeno[2])
e, alla fine, la Preghiera di sant’Efrem
con il “rito del perdono” (così anche nelle altre domeniche seguenti).
02.03
lunedì
Da oggi, digiuno. Da oggi, la divina Liturgia si
celebra solo nei giorni indicati. Oggi, e in tutti i lunedì di Quaresima,
si celebra il Grande Apodipno.
03.03
martedì
Oggi, e in tutti i martedì di Quaresima, Grande Apodipno.
04.03
mercoledì
Vespro e Presantificati.
Oggi, e in tutti i mercoledì di Quaresima, Grande
Apodipno.
05.03
giovedì
Oggi, e in tutti i giovedì di Quaresima, Grande Apodipno.
06.03
venerdì
Vespro e Presantificati
\ 1a stazione dell’Akathisto (vedi a parte).
07.03
sabato
Licenza d’olio e vino. Al termine della Liturgia
(anafora del Crisostomo), subito
dopo il triplice Sia benedetto il nome
si benedicono i còlivi di san Teodoro.
Se i fedeli portano colivi per defunti, benedirli dopo l’Apolisi o in un secondo
momento (per esempio, dopo aver distribuito l’antidoro, dismesso stichario,
felonio, ecc. e indossando il solo epitrachilio sul rason
[3]
, perché sia chiara la differenza tra le due benedizioni).
Procurarsi in tempo i fiori che, dal Vespro, serviranno per ornare l’analoghio.
08.03
domenica dell’Ortodossia
Licenza d’olio e vino. Alla fine del Mattutino, processione
delle Icone, lettura del decreto conciliare, venerazione delle Icone e divina
Liturgia (anafora di san Basilio:
consacrare 3 Agnelli).
09.03
lunedì
Licenza d’olio e vino. Vespro e Presantificati (per i Santi 40).
[4]
11.03
mercoledì
Vespro e Presantificati.
13.03
venerdì
Vespro e Presantificati
\ 2a stazione dell’Akathisto.
14.03
sabato
Licenza d’olio e vino. Divina Liturgia (anafora del Crisostomo).
15.03
domenica del Palamas
Licenza d’olio e vino. Alla divina Liturgia (anafora
di san Basilio) consacrare 2 Agnelli.
18.03
mercoledì
Vespro e Presantificati.
20.03
venerdì
Vespro e Presantificati
\ 3a stazione dell’Akathisto.
21.03
sabato
Licenza d’olio e vino. Divina Liturgia (anafora del Crisostomo). Procurarsi in tempo il
basilico e\o i fiori che serviranno per ornare il disco su cui sarà deposta
la croce.
22.03
domenica della Croce
Licenza d’olio e vino. Alla fine del Mattutino, processione
e venerazione della Croce; divina Liturgia (anafora di san Basilio: consacrare 1 Agnello).
25.03 mercoledì
Licenza
di pesce, olio e vino. Mattutino e divina Liturgia (colore festoso, anafora
del Crisostomo
[5]
).
26.03
giovedì
Licenza d’olio e vino.
27.03
venerdì
Vespro e Presantificati
\ 4a stazione dell’Akathisto.
28.03
sabato
Licenza d’olio e vino. Divina Liturgia (anafora del Crisostomo).
29.03
domenica del Climaco
Licenza d’olio e vino. Alla divina Liturgia (anafora
di san Basilio) consacrare 3 Agnelli.
01.04
mercoledì
Vespro e Presantificati.
02.04
giovedì
Licenza d’olio e vino. Mattutino con il Grande Canone
[6]
, Vespro e Presantificati.
03.04
venerdì
Vespro e Presantificati
\ Grandi Saluti alla Tuttasanta.
04.04
sabato
Licenza d’olio e vino. Divina Liturgia (anafora del Crisostomo).
05.04
domenica dell’Egiziana
Licenza d’olio e vino. Alla divina Liturgia (anafora
di san Basilio) consacrare 2 Agnelli.
Procurarsi in tempo i rami per domenica prossima.
08.04
mercoledì
Vespro e Presantificati.
10.04
venerdì
Vespro e Presantificati.
11.04
sabato
Licenza d’olio e vino. Divina Liturgia (anafora del Crisostomo).
12.03
domenica dei Rami
Licenza d’olio e vino. Alla divina Liturgia (anafora di san Basilio) consacrare 3 Agnelli. Procurarsi in tempo quanto servirà per la Grande Settimana. Vedere indicazioni a parte sulla Grande Settimana.
Avvertenza: Se si prevede di
celebrare alcuni riti all’esterno del
tempio, interessando spazi pubblici, si è tenuti per legge a darne preventiva comunicazione
alla locale Stazione CC o al Comando di PS o almeno al Comando di Polizia
Municipale.
La
celebrazione dei Presantificati
E’
un solenne rito di comunione impropriamente chiamato “Liturgia” ed erroneamente
attribuito a san Gregorio il Dialogo.
D’origine monastica, limitandosi a proclamare i testi poetici neanche a una
piccola comunità dovrebbe essere difficile celebrarlo.
ü Si celebra strettamente
unito al Vespro, l’ora in cui si interrompe(va) il digiuno per l’unica
refezione (un tempo) consentita: quindi, attorno alle 16\17. A causa della
difficoltà di restare così a lungo a digiuno, quasi ovunque lo si anticipa al
mattino.
ü Si celebra nei
mercoledì e venerdì del Grande Digiuno (a meno che non cada un 25 marzo), per i
santi 40 ed eventualmente per solennizzare qualche grande festa locale, come
anche nei primi tre giorni della Grande Settimana.
ü Si celebra solo nella
stessa chiesa in cui la domenica precedente è stata celebrata la divina
Liturgia “completa”: non è lecito il “trasporto” dei Doni da una chiesa a
un’altra.
ü Sebbene non si tratti
di una Liturgia propriamente detta,
il sacerdote indossa tutti i paramenti (neri o comunque di colore scuro). Al Luce gioiosa si porta l’incenso (il
Vangelo, se si dovrà leggere) ma l’inno stesso si canta senza solennità o ci si
limita a proclamarlo. Il trasporto dei santi Doni avviene sempre in
completo, assoluto silenzio, e per la “via più breve”.
La
celebrazione dell’Akathistos
L’A-kàthistos (non-seduti) è un kontakion
alfabetico, in 24 stanze (come le 24
lettere dell’alfabeto greco), di solito suddivise in 4 stazioni, che celebra l’incarnazione di Cristo. Come tale, era
evidentemente destinato alla data del 25 marzo, e a quella data è segnalata la
sua celebrazione negli antichi Typikà di Costantinopoli. Esso però è così
bello, teologicamente denso ma insieme di semplice, facile memorizzazione, che
ben presto diventò popolare: “dilagò”, per così dire, a tutti i sabati
precedenti il 25 marzo; nei Typikà dell’Italia Meridionale – ancora nel XVI
secolo – è prescritto, con grande solennità, per tutti i sabati dell’anno.
Attorno al IX secolo l’Akathistos fu
accompagnato da un cànone,
altrettanto mirabile, composto da san Giuseppe di Siracusa, e finì per fissarsi
ai primi cinque sabati di quaresima, indipendentemente da come cada il 25
marzo. Ben presto tuttavia, a causa della sua popolarità, si fu costretti ad
anticiparlo – almeno nelle chiese parrocchiali – dal mattutino del sabato alla
sera del venerdì. La sua celebrazione è così amata dal popolo che in non poche
chiese della Grecia, nei venerdì di quaresima, si celebra una prima volta nel
tardo pomeriggio e una seconda volta a tarda sera, attorno alle ore 20. Tra
parentesi si indicano le pagine del II volume dell’Anthologhio [ed. LIPA, 06.474770, fax 06.485876,
Lipa.Lipa@agora.it]
ü L’Akàthistos si celebra a sera dei primi cinque venerdì di quaresima [nel 2009: nei giorni 6, 13, 20 e 27 marzo, 3 aprile], durante l’Apodipno
minore [p. 215].
ü Si usa un colore festoso (in modo particolare per i Grandi Saluti dell’ultimo giorno). Il sacerdote indossa
l’epitrachilio sul rason, ma per i Saluti
indossa anche il felonio, Dato il carattere particolarmente festoso della
celebrazione, l’intero tempio deve presentarsi splendente di luci.
ü Al centro del tempio si dispone un leggio, convenientemente ornato, sul
quale – sin dall’inizio della celebrazione – si espone una icona della Tuttasanta.
Il
primo venerdì, all’ora stabilita, si apre la Porta Bella e si prega il Piccolo Apodipno sino alla lettura di E’ veramente degno [pp.
215\20]. Letto da un lettore E’ veramente
degno, si inizia a cantare il cànone di san Giuseppe di Siracusa Aprirò la mia bocca [pp. 1477\85], come indicato.[7]
Verso la fine della Ode IX il sacerdote indossa il
felonio e – mentre si canta A te
conduttrice
[p. 1416] – esce (incenso, exapteriga, ceri, ecc.), fa tre giri attorno
al leggio incensando e poi inizia a cantare (sul tono del vangelo) la prima
stazione dei Saluti [pp.
1485\7]. Di solito, l’inizio (Il primo
degli angeli fu inviato dai cieli a dire alla Madre di Dio gioisci) si
canta 3 volte, in tono sempre più solenne. In tono più solenne il sacerdote
canta anche i Gioisci, sposa senza nozze!
e gli Alliluia! di ogni stanza, ogni
volta incensando l’icona mentre il coro ripete gli stessi Gioisci, senza nozze! e gli Alliluia![8] Dopo l’ultimo Alliluia! Il sacerdote venera[9]
l’icona e rientra nel santuario, dove depone il felonio, mentre si canta A te conduttrice [p.
1416]. Quindi si continua con il Trisaghio ecc., come indicato [p.
220 e ss.: il ‘tropario del giorno’ è a p. 1324, Accolta in cuore la fede].
Le due preghiere conclusive [Vergine senza macchia p. 221 e Concedi, Sovrano p.222] sono lette con
melodia da due lettori che si pongono davanti all’iconostàsi, rispettivamente
innanzi all’icona di Cristo e della Tuttasanta, alternandosi poi nelle
giaculatorie Gloriosissima, Mia Speranza, In te ripongo di p. 223. Al solito modo, come indicato [p.
222], si legge il vangelo
[p. 582, se vuole, il sacerdote mette il felonio] e poi si fa la
conclusione solita
[p. 223]. Il sacerdote però poi continua con Preghiamo per la pace del mondo, ecc. [pp.
213\4]. Mentre i fedeli venerano l’icona, si canta Attonito
[p. 1476].
Il
secondo e terzo
venerdì si fa tutto come indicato, ma si canta, rispettivamente, la seconda
e la terza stazione dei Saluti [pp.
1487\9]. Quindi si continua con il Trisaghio ecc., come indicato [p.
220\23 e le invocazione litaniche di pp. 213\4].
Il
quarto venerdì si fa tutto come indicato, e si canta la quarta
stazione dei Saluti [pp.
1492\94: alla fine si aggiunga la prima stanza della prima stazione, allo scopo
di concludere con un Giosci, sposa senza
nozze!]. Quindi si continua con il Trisaghio ecc., come indicato.
Al
quinto venerdì si dia grande festosità e solennità. Si fa tutto
come indicato per gli altri giorni, ma letto E’ veramente degno, si canta Conosciuto
l’ordine [p. 1477]; il sacerdote esce - come indicato – per la prima stazione. Rientrato, si cantano
le odi I e III del cànone di san Giuseppe di Siracusa. Al canto di A te conduttrice [p.
1416] il sacerdote esce con la solita ‘pompa’ – come indicato – per la seconda stazione. Rientrato, si cantano
le odi IV, V e VI del cànone. Al canto di A
te conduttrice
il sacerdote esce – come detto – per la terza stazione. Rientrato, si cantano le odi VII, VIII e IX
del cànone. Al canto di A te conduttrice il
sacerdote esce – come detto - per la quarta
stazione (aggiungendo all’ultima la prima stanza della prima stazione). Il
sacerdote venera ancora l’icona e rientra nel santuario, depone ancora una volta
il felonio, mentre si canta A te
conduttrice. Quindi si continua con il Trisaghio ecc., come indicato [p.
220 e ss.: il ‘tropario del giorno’ è – letto – A te conduttrice]. Il resto, come negli altri venerdì.
GRANDE
SETTIMANA
Tra
le varie Chiese ortodosse vi sono più o meno vistose differenze liturgiche,
derivate soprattutto da usi popolari, e spesso anche da influssi occidentali.
La nostra Chiesa particolare, proprio perché formata da fedeli provenienti
dalle più disparate tradizioni liturgiche, ha bisogno di presentarsi con una propria,
chiara fisionomia, uniforme su tutto
il territorio nazionale, e perciò tutti i suoi sacerdoti sono tenuti
ad attenersi esclusivamente al Typikon della Grande Chiesa, ovvero agli
usi liturgici della Chiesa di Costantinopoli. In particolare, si consideri che
alle celebrazioni della Grande Settimana spesso si associano gruppi di turisti
dalla Grecia nonché eterodossi interessati alle nostre celebrazioni, che
potrebbero restare disorientati – se non scandalizzati – da ciò che ai loro
occhi apparirebbe come estemporanea “creatività”, se non proprio come ignoranza.
Tra
parentesi si indicano le pagine del II e del III volume dell’Anthologhio [ed.
LIPA, 06.474770, fax 06.485876, Lipa.Lipa@agora.it]
Domenica delle Palme
Colore
liturgico festoso, poi nero (scuro); preparare rami in numero sufficiente.
A Sabato sera, attorno alle 18, il sacerdote indossa
l’epitrachilio (sul rason) e dà inizio all’Ora Nona; di seguito, inizia il
Vespro. Al Vespro, il salmo iniziale[10],
e il Signore ho gridato. Al Salga a te, il sacerdote incensa il
santuario e tutto il tempio, mentre si cantano 6 idiòmeli (da Se osservi le iniquità, ripetendo il
primo idiomelo). Al Gloria E ora, il
sacerdote indossa il felonio[11]
ed esce con l’incenso[12]. Luce gioiosa, ecc. come al solito (con
le letture): dopo la preghiera sul capo chino, il sacerdote smette il felonio.
Apolisi propria.
B Domenica mattina, all’ora
solita, si celebra il Mattutino e la divina Liturgia. Al Mattutino, il Vangelo
non è della Risurrezione e quindi si legge dal solea (non si dice Contemplata la risurrezione, ma subito
il salmo 50). Al termine della Dhoxologhia, cioè dopo i Santo Dio, il sacerdote esce per benedire[13] i
rami. Durante la distribuzione dei rami si canta il Consepolti, anziché l’apolitikio solito, e subito si dà inizio alla
divina Liturgia.[14]
Alla divina Liturgia (anafora del
Crisostomo), consacrare 3 Agnelli
per le 3 “Liturgie” dei Presantificati.
Apolisi propria (che si usa sino al Grande Mercoledì; nella Grande Settimana di
solito all’apolisi non si commemora il santo del giorno[15]).
Grande
Lunedì
Colore liturgico nero (o almeno
scuro); preparare sulla Mensa l’icona della Sublime umiliazione e, al centro del tempio, il leggio per la
sua esposizione.
A Domenica
sera, attorno alle ore 18,
il sacerdote indossa l’epitrachilio (sul rason). Al Mattutino del Grande Lunedì[16]:
ai salmi 19\20 incensa il santuario e tutto il tempio con il chatzìo. Verso la
fine degli Alliluia, il sacerdote
indossa il felonio e – preceduto da incensiere, ceri, exapteriga – esce al
triplice canto dell’Ecco lo Sposo;
percorre la navata laterale, fa tre giri attorno al leggio, depone l’icona, fa
tre giri d’incensazione, venera l’icona e rientra.[17]
Dopo l’incensazione della IX Ode smette il felonio.
B Lunedì mattina, all’ora solita, esclusivamente nella stessa
chiesa in cui si è celebrato domenica, si celebra il Vespro con la “Liturgia” dei Presantificati.
Grande
Martedì
Colore liturgico nero (o almeno
scuro).
A Lunedì
sera, Mattutino
del Grande Martedì: vedi quanto già indicato[18].
B Martedì mattina, “Liturgia” dei Presantificati: vedi quanto già indicato.
Grande
Mercoledì
Colore liturgico nero (o almeno
scuro). In caso, preparare quanto serve per l’Efcheleo (vino, olio, stoppino,
pennello, cotone, etc.)
A Martedì
sera, Mattutino
del Grande Mercoledì: vedi quanto già indicato.
B Mercoledì mattina, “Liturgia” dei Presantificati: vedi quanto già indicato.
C Mercoledì pomeriggio, a ora opportuna, in alcuni luoghi si
celebra la Preghiera dell’olio. Su un
tavolo al centro del tempio si pone un vaso contenente un po’ di vino (rosso),
olio (quanto serve) con lo stoppino acceso[19].
Si ricorda che: a) il sacerdote usa (sul rason) solo l’epitrachilio (se vuole,
mette il felonio per i Vangeli e l’unzione);
b) il rito inizia con il Sia
benedetto il regno… (è un sacramento[20]).
Grande
Giovedì
Colore liturgico rosso (scuro),
festoso[21]
A Mercoledì
sera, Mattutino
del Grande Giovedì: vedi quanto già indicato. Apolisi propria (del Grande
Giovedì).
B Giovedì mattina, all’ora solita, si celebra il Vespro con la
divina Liturgia (anafora del grande Basilio):
il sacerdote quindi indossa tutti i paramenti (colore liturgico rosso,
festoso): ricordare, se necessario, l’Agnello
della riserva eucaristica[22].
All’ingresso minore si porta l’Evangelario. Apolisi propria, come al Mattutino.
Grande
Venerdì
Colore liturgico nero[23]
(o almeno scuro). Preparare alla Mensa la croce con il crocifisso (la croce di
solito reca tre candele) e, al centro del tempio, una base adatta. In alcuni
luoghi, per influsso latino (il soppresso Rito delle Tenebre), si usa un candelabro con 12 ceri, da
spegnere dopo ogni vangelo.
A Giovedì
sera, attorno alle ore 18,
il sacerdote indossa l’epitrachilio (sul rason) e dà inizio al Mattutino del
Grande Venerdì[24].
Dopo
la 14a antifona, che segue il 5o Vangelo, il sacerdote
(epitrachilio e felonio) esce – preceduto da incenso e un ceroferario -
portando la croce e cantando il primo tropario della 15a antifona (Oggi è appeso al legno). Percorre la
navata laterale, fa tre giri attorno alla base predisposta, depone la croce, fa
tre giri d’incensazione, venera la croce e rientra[25].
Apolisi propria.
B Al mattino del Grande Venerdì, ad ora conveniente si
celebrano le Grandi Ore[26].
Agli idiòmeli il sacerdote, preceduto dal ceroferario, incensa il santuario e
tutto il tempio con il chatzio. Al vangelo il sacerdote indossa il felonio
(nero o almeno scuro).
Grande
Sabato
Colore liturgico nero (o almeno
scuro). Preparare in tempo utile il profumo, il kuvuklio[27]
ornato di fiori (o almeno una “baretta”, una portantina) al centro del tempio,
e l’epitafio posato sull’altare.
A Ad ora conveniente[28],
dopo l’Ora Nona, si celebra il Vespro: ingresso con l’Evangelario. Alla lettura
del Vangelo (solo se fatta da un altro sacerdote) alle parole Venuta la sera giunse un uomo ricco, il
celebrante, con epitrachilio e felonio, – portando una candida tovaglia – si
reca davanti alla croce e, seguendo la narrazione evangelica, stacca il
Crocifisso, lo avvolge nella tovaglia e lo depone sotto la Mensa (o altro luogo
adatto del santuario)[29]:
però alcuni usano poi mettere la tovaglia stessa sulla croce.[30]
In assenza di diacono o altro sacerdote, lo stesso celebrante compie il tutto
al termine della pericope evangelica.
Agli
aposticha, quando si canta Quando dal
legno Giuseppe, il sacerdote (epitrachilio e felonio) – preceduto da
incensiere, candele ecc. – esce portando sul capo l’epitafio e tenendo in mano l’Evangelario.
Percorre la navata laterale, fa tre giri attorno al kuvuklio, depone
l’epitafio, fa tre giri d’incensazione, venera e rientra[31].
Apolisi propria.
B A ora opportuna[32]
inizia il Mattutino. Il sacerdote indossa tutti i paramenti (preferibilmente
festosi), come per la divina Liturgia. Al termine della 9a Ode il
sacerdote esce dando inizio agli encomi: all’inizio di ogni stazione, fa tre
giri incensando intorno al kuvuklio; al Cosparsero
di unguenti della terza stazione il sacerdote cosparge l’epitafio e tutto
il tempio con il profumo.
Al
Santo Dio della Grande Dhoxologhia,
cantato lentamente, si muove la processione: precede la croce usata il Grande
Venerdì, l’incensiere, i ceri, gli exapteriga; seguono i portatori del kuvuklio[33],
sotto (o dietro) il quale sta il sacerdote con in mano l’Evangelario. Si fanno
tre stazioni, corrispondenti ai tre Santo
Dio[34],
con le rispettive preghiere (per la Chiesa, la società civile, i defunti). Al
ritorno, si ricordi l’uso di passare sotto il kuvuklio.
Appena
tornati dentro il tempio, il sacerdote prende l’epitafio dicendo Stiamo attenti! Pace a tutti! Sapienza!
e – mentre si cantano gli apolitikia – lo riporta subito[35]
nel santuario, facendo tre giri attorno alla Mensa. Letture. Apolisi propria.
Domenica
di Pasqua
Colore
liturgico festoso. Preparare in tempo utile un cesto con foglie d’alloro.
A Al pomeriggio del Grande Sabato[36],
il sacerdote indossa tutti i paramenti. Al Vespro, ingresso con l’Evangelario.
Trisaghio battesimale. Dopo l’Apostolo, non si canta l’Alliluia né si incensa, ma il sacerdote – spostandosi come
quando fa l’incensazione solita - sparge ovunque foglie d’alloro, antifonando
con il coro il salmo 81. Segue il resto, con la divina Liturgia (anafora di san Basilio). Apolisi pasquale
(domenicale): non tardare poi a preparare tutto quanto serve alla Veglia.
Colore liturgico festoso.
Preparare un grande cero[37]
per il celebrante e un leggio in un luogo adatto all’esterno del tempio.
B A notte[38],
nel tempio completamente al buio, in alcuni luoghi si usa leggere l’intero
libro degli Atti degli Apostoli.
Essendo
accesa solo la Lampada perenne, si dà inizio all’Ufficio di Mezzanotte,
terminato il quale il sacerdote – che intanto ha indossato tutti gli abiti
liturgici – accende un cero alla Lampada perenne, si affaccia sul solea e
canta: Venite, prendete… che viene
ripreso più volte dal coro[39],
che canta poi l’inno La tua risurrezione.
Si forma una processione con incensiere, ceri, exapteriga, ecc. – senza
dimenticare un’icona della Risurrezione – e (sempre cantando La tua risurrezione) si va al posto
indicato. Intanto si chiudono le porte del tempio e qualcuno, rimasto all’interno,
provvede ad accendere tutte le luci.
Giunti
al posto designato, il sacerdote legge il secondo
Vangelo mattinale (Mc 16, 1-8)[40];
depone poi l’Evangelario sul leggio e lo incensa, dando inizio al Mattutino: Gloria alla santa… e il primo canto del Cristo è risorto… antifonato poi a vv di Ps 67 e 117.
Dopo
la grande supplica litanica, con la solita “pompa” si rientra nel tempio[41],
iniziando subito a cantare la prima ode. A ogni ode il sacerdote incensa tutto
il santuario e tutto il tempio, salutando come indicato.
All’idiomelo
delle Lodi (Giorno della risurrezione)
il sacerdote esce sul solea con l’Evangelario (avendo eventualmente accanto
qualcuno che reca l’icona della Risurrezione) perché tutti i fedeli possano
baciarlo e scambiarsi il bacio di pace.[42]
Segue la lettura dell’omelia del Crisostomo[43],
ecc. e i riti conclusivi (propri).
C Ad ora opportuna[44],
ha inizio la divina Liturgia, che si conclude come indicato. Al termine della
divina Liturgia, insieme all’antidoron, nulla toglie che il sacerdote stesso
distribuisca le tradizionali uova rosse, e che in seguito[45]
benedica i cesti di cibi pasquali[46].
D Il Vespro si celebra come indicato nei libri liturgici: in
molte chiese parrocchiali, in genere, è anticipato al mattino. Il sacerdote
indossa tutti gli abiti liturgici (come per la divina Liturgia)
BENEDIZIONI
Benedire va inteso leggere, rivolgere una preghiera. In tutte le “benedizioni” (non solo quelle
qui riportate): 1) Si premette sempre Preghiamo
il Signore \ Kirie eleison; 2) Il
sacerdote indossa solo l’epitrachilio (sul rason), a meno che non sia già
vestito per la divina Liturgia; 3) non si fa uso di “acqua santa” (secondo
l’uso latino), ma tutto al più d’un segno
di croce.
Per i
rami d’olivo e di palma
Signore nostro Dio, assiso sui
cherubini, tu hai risvegliato la tua potenza e hai mandato il tuo unigenito
Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, per salvare il mondo per mezzo della
croce, della sepoltura e della risurrezione. Venuto egli a Gerusalemme per la
volontaria passione, il popolo che abitava nelle tenebre e nell’ombra della
morte, prendendo i simboli della risurrezione, rami di alberi e di palme,
annunciava la risurrezione. Tu stesso, Signore, proteggi anche noi che,
imitandoli in questo giorno che inaugura le festività, rechiamo in mano rami di
palme e d’alberi, e allo stesso modo di quella folla e di quei bambini a te
offriamo l’Osanna, così che con inni
e canti spirituali, siamo fatti degni della vivificante risurrezione al terzo
giorno, in Cristo Gesù nostro Signore, con il quale sei benedetto insieme al
santo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Altra (non più
usata)
Signore nostro Dio onnipotente,
al tempo del tuo giusto servo Noè, tu hai reso l’arca simbolo della Chiesa, e
nella colomba che recava un ramoscello d’ulivo, hai prefigurato la venuta dello
Spirito Santo. I bambini ebrei hanno dato compimento a questo passo, e ti
vennero incontro con rami d’ulivo e di palma, gridando e dicendo Osanna nell’alto dei cieli, benedetto colui
che viene nel nome del Signore, Osanna nell’alto dei cieli! Anche noi, tuoi
servi, gridiamo ed esclamiamo: Osanna! Benedetto colui che viene e che di nuovo
verrà a giudicare con giustizia, insieme al Padre e allo Spirito Santo, ora e sempre
e nei secoli dei secoli dei secoli.
Per macellare l’agnello
Sovrano Signore, Dio nostro
salvatore, tu sei santo e riposi nel Santuario; tu hai comandato a ognuno di
offrirti, secondo il tuo disegno, quanto da te proviene, con cuore puro e
coscienza senza macchia; da parte del patriarca Abramo tu hai accettato un
ariete al posto del suo amato Isacco; tu hai accolto benevolmente l’offerta che
la vedova ti faceva secondo il tuo disegno; tu hai ordinato a noi peccatori e
indegni tuoi servi di compiere sacrifici di animali irragionevoli e di uccelli
a beneficio delle nostre anime. Tu stesso, Signore, sovrano amico degli uomini,
ricevi secondo il tuo disegno questa offerta, e degnati di riporla tra i
tuoi tesori celesti. Concedi a noi di godere senza invidia i beni di questa
terra; colma la nostre case di grano, vino e olio; fai crescere nelle nostre
anime pienezza di fede e di giustizia; moltiplica il bestiame e le greggi di
quanti ti offrono in sacrificio questo animale, come riscatto per la ricompensa;
il suo grasso diventi sacrificio d’incenso gradito dinanzi alla tua santa
gloria; il suo sangue versato, cibo abbondante di misericordia; la degustazione
della sua carne, guarigione dei dolori fisici: questa macellazione infatti non
viene compiuta invano, ma in memoria dei tuoi santi, poiché è benedetto il tuo
nome santissimo, Padre, Figlio e Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei
secoli.
Per
il vino
Dio nostro salvatore, tu hai
voluto chiamare Vite il tuo Figlio
unigenito, il nostro Dio e Signore Gesù Cristo; per lui, nella grazia del tuo
Spirito, ci hai donato il frutto dell’immortalità: tu stesso benedici il frutto
della vite e concedi a quanti ne gustano, santificazione e vantaggio per
l’anima; rendi sempre partecipe della vera vite colui che ci ha invitati e
conservane incolume la vita, ornandolo dei tuoi doni eterni, che nessuno può
sottrarre, per la grazia, la misericordia e l’amore per gli uomini del Padre,
Figlio e Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Per dolci e
frutta
Dio onnipotente, tutto porti a
maturazione con la tua parola; tu hai comandato alla terra di produrre ogni
sorta di frutto per la nostra gioia e nutrimento; con i semi tu hai reso
gloriosi a Babilonia i santi tre giovani. Tu stesso, Signore pieno di bontà, benedici
questi dolci e questi
frutti, e santifica quanti ne mangiano. Signore celeste degno di gloria, padre
di ogni creatura e artefice dei frutti della terra, compiaciti dalla tua santa
dimora e benedici questi doni. Come per Zaccheo, tuo giusto, la grazia abbondò
sugli invitati, anche ora benedici i presenti che celebrano questa memoria e
chi ha portato questi dolci [o: questa frutta]; concedi loro quanto
chiedono per la salvezza e il godimento dei beni eterni, così che anche loro
con noi rendano gloria al tuo nome degno di ogni onore e grandezza, Padre,
Figlio e Santo Spirito, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Per
la carne
Signore Gesù Cristo, Dio
nostro, guarda questa carne e santificala come hai santificato l’agnello che ti
portò il fedele Abramo, e il capretto che Abele ti offrì in olocausto, e il
vitello grasso che hai ordinato di macellare per il figlio dissoluto che a te
era ritornato. Come loro sono stati fatti degni di gustare la tua grazia, così
anche noi possiamo gustare a nostro nutrimento quanto da te è stato benedetto e
santificato. Perché tu sei il vero cibo e datore di ogni bene, e noi a te
rendiamo gloria, insieme al tuo Padre senza principio e al santissimo, buono e
vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Per
uova e formaggio
Sovrano, Signore, Dio nostro,
creatore e artefice dell’universo, benedici il formaggio e le uova, e
confermaci nel tuo amorevole profumo perché chi ne mangia sia saziato dei tuoi
doni incorruttibili e della tua bontà indicibile. Poiché tuo è regno, il potere
e la gloria, del Padre, del Figlio e del Santo Spirito, ora e sempre e nei
secoli dei secoli.
Domenica dei Rami, preghiera all’ambone
(non più
usata)
Sciogliamo inni, Cristo Dio nostro,
alla tua ineffabile condiscendenza. Tu hai come trono il cielo e come sgabello
la terra; ma non hai ritenuto indegno incarnarti da una vergine santa; essere
generato come uomo e deposto come bambino in una mangiatoia di animali; sederti
su un puledro e sopportare per noi la volontaria passione quando è giunta la
pienezza dei tempi. Tu in modo divino sei celebrato con inni incessanti delle
Potenze celesti; tu hai cantato sulla terra un inno nuovo; tu hai reso sapiente
la moltitudine innocente, procurandoti una lode dalla bocca dei bambini e dei
lattanti ai quali hai insegnato a dire: Gloria in cielo e pace sulla terra.
Insieme a loro accogli anche noi indegni tuoi servi, che cantiamo inni di
vittoria a te, vincitore della morte, proclamando benedetto te che sei venuto
nel nome di Dio - senza però
allontanarti dalla gloria paterna - e di nuovo vieni a giudicare la terra con
giustizia. Rendici degni di essere accolti da te, dopo averci ornati con lotte
vittoriose contro le passioni, e incoronati con le bellezze delle virtù come
con rami di palme, affinché possiamo venire incontro a te con gioia, mentre tu
vieni con gloria sulle nubi, e diventare eredi del tuo regno. Al popolo tutto
concedi vittoria sui nemici, poiché tu sei amico degli uomini glorificato con
il tuo eterno Padre, insieme al santissimo, buono e vivificante tuo Spirito,
ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
Pasqua, preghiera all’ambone
(non più
usata)
Ecco il
giorno splendido della nostra salvezza: è apparsa la risurrezione del Signore
nostro Gesù Cristo! Il tempio del Signore è gremito: eletti fedeli hanno
sostenuto con gioia il peso del digiuno e, con le lampade accese, per la festa
della risurrezione portano doni al Re dei secoli. Con la Resurrezione di Cristo
Dio nostro gioisce l’universo;
il cielo è rischiarato dallo splendore della divinità; la terra s’illumina; il
mare si placa; i tiranni periscono; i devoti progrediscono; i catecumeni sono
illuminati; i nemici vengono a chiedere pace; gli erranti ritornano; i peccati
sono annullati; le Chiese esultano: Cristo Dio è glorificato; le madri portano
in braccio doni al re dei secoli: non fiori di prato, ma la grazia dello
Spirito dei bimbi che oggi hanno ricevuto l’illuminazione. Accetta perciò anche
il sacrificio e il culto di noi miseri sacerdoti, e come Dio nostro buono e
amico degli uomini, donaci il perdono di tutte le nostre colpe, dalla
giovinezza fino ad oggi. Alla nostra nazione concedi, Signore, la vittoria sui
nemici; conserva con onore il nostro Vescovo sulla sua cattedra. Mantieni in
pace e concordia il clero e il popolo. Per l’intercessione della purissima tua
Madre, dei santi apostoli e delle mirofòre, proteggi, abbi pietà e custodisci
il popolo presente, giunto al godimento dei tuoi divini, immacolati e
vivificanti Misteri, poiché tu sei risorto dai morti, Cristo Dio nostro e noi a
te rendiamo gloria, con il tuo eterno Padre e il santissimo, buono e
vivificante tuo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
NOTE
[1] A meno
che non occorra una grande festa.
[2] Nei
vespri feriali non si fa mai l’Ingresso.
[3] Tranne
che nei sabati, questo dovrebbe valere in tutto l’anno, specialmente nelle
domeniche e feste.
[4] I Presantificati si possono quindi celebrare in occasione d’una grande festa particolare (per esempio, quella del santo patrono).
[5] Da
oggi, in tutte le Liturgie – non solo ai Presantificati – si aggiungono le invocazioni per gli illuminandi.
[6] Per
favorire la partecipazione dei fedeli, in alcuni luoghi il Grande Canone si
celebra la sera avanti, inserendolo nel Grande Apodipno.
[7] La normale esecuzione delle odi è: 1° coro: Irmos;
2° coro: Ritornello e tropario; 1° coro: Ritornello e Tropario; 2° coro: Gloria e Tropario; 1° coro: E ora e Tropario; 2° coro: Catavasia (lo
stesso Irmo, ripetuto). In una piccola comunità è stata notata questa
esecuzione: al coro era stata affidata l’esecuzione degli Irmi, il popolo cantò
i ritornelli (e Gloria E ora), mentre i tropari e le catavasie
vennero proclamati con gravità da due lettori, alternativamente.
[8] Le Salutazioni,
le ventiquattro stanze dell’Akàthistos,
sono da ritenersi quasi un “testo evangelico” e perciò vanno cantate (o
anche solo lette) dal sacerdote, escludendo nel modo più fermo qualsiasi
“recita corale”.
[9]
Ovvero: 3 metànie profonde, bacio dell’icona, 1 metania profonda.
[10] Al
versetto Uscirà l’uomo, alcuni usano
recarsi davanti all’icona di Cristo per leggere le preghiere vespertine.
[11] Gli
epimanikia si usano solo quando si indossa anche lo stichario (non per
benedizioni, battesimi, ecc.)
[12] All’Ingresso vespertino si porta l’incenso
(a volte, l’Evangelario) ma il sacerdote non incensa né il popolo né le icone:
al Sapienza in piedi, traccia un
segno di croce con l’incensiere (con l’Evangelario) e al Vedendo la luce inneggiamo entra incensando avanti a sé.
[13] Non è ammesso l’uso – recente e
d’origine latina – di aspergere i rami con “acqua benedetta”.
[14]
Secondo un uso recente, la benedizione dei rami si fa alla fine della Liturgia,
e gli stessi si distribuiscono insieme all’antidoro.
[15] Tra
l’altro, di norma un santo si commemora all’apolisi solo se ha dhoxastico
proprio al Vespro.
[16] Alcuni
usano accendere le luci (elettriche) solo verso la fine, all’exapostilario Vedo il tuo talamo.
[17] Di
norma, l’icona d’una festa si espone al Vespro: poiché di fatto nelle chiese
parrocchiali non si celebrava più il Vespro del Grande Lunedì, di recente è
nato questo suggestivo rito, detto dello
Sposo.
[18] Non si
ripete il rito dell’esposizione dell’icona, che resta al suo posto sino a
mercoledì.
[19] Di
solito si usano sette stoppini, ognuno dei quali si spegne dopo ogni Vangelo;
in alcuni luoghi, invece, si usa mettere accanto al tavolino un candelabro con
sette candele, da spegnere di volta in volta.
[20] Per
errore, alcuni libri a stampa fanno iniziare il rito con il Benedetto il nostro Dio. Alla fine,
l’Olio non
va distribuito ai presenti – ortodossi o non ortodossi – ma subito
immesso nella Lampada perenne.
[21] E’
tradizione confezionare in questo giorno le uova rosse che saranno distribuite a Pasqua.
[22] Se il
tempio è proprio e vi si celebra almeno settimanalmente.
[23] Alcuni
usano per il primo Vangelo un felonio festoso e poi altri sempre più scuri.
[24] In
alcuni luoghi si usa accendere le luci (elettriche) solo verso la fine
(all’exapostilario in questo giorno
illumina), o almeno fare al buio l’esposizione del crocifisso.
[25] Molti
ecclesiastici usano smettere la croce pettorale, da ora sino al Vespro del
Grande Sabato.
[26] In
realtà si dovrebbe celebrare l’Ora Prima attorno alle 6, l’Ora Terza attorno
alle 9, l’Ora Sesta attorno alle 12, l’Ora Nona attorno alle 15 e, subito dopo,
il Vespro.
[27]
Secondo una più sobria tradizione non si usa il kuvuklio, e quindi l’epitafio
si pone su un semplice tavolino.
[28] Vedi
quanto già detto sugli orari.
[29] Dove
rimarrà sino all’Ora Nona dell’apodosi di Pasqua.
[30] E’
consigliabile spostare subito la croce dietro il kuvuklio o, meglio, davanti
all’icona di Cristo, dove rimarrà sino all’Ora Nona dell’apodosi di Pasqua.
[31]
Accanto o sull’epitafio non deve mai mancare l’Evangelario.
[32]
Attorno alle 18 del Venerdì sera?
[33] In una
piccola comunità, lo stesso sacerdote può portare (sul capo) il solo epitafio.
[34] Ma se
il percorso è lungo, si può cantare il Vedendo
il sole nascondere (eventualmente, spezzato in 3 brani) o riprendere le tre
stazioni degli encomi.
[35] E’ vietato qualsiasi altro uso. Rimuovere
appena possibile il kuvuklio.
[36] In
realtà, al mattino.
[37] In
alcuni luoghi, il sacerdote fa uso – impropriamente – del trikirio
vescovile. Il sacerdote terrà il cero in mano per l’intera celebrazione
(a meno che non abbia entrambi le mani altrimenti impegnate).
[38] Calcolare
l’inizio della Veglia in modo tale che il primo Cristo è risorto! risuoni a mezzanotte.
[39] Può
essere opportuno che il sacerdote distribuisca la luce muovendosi verso la
porta, per incoraggiare l’uscita dei fedeli.
[40] L’Anthologhion purtroppo riporta un altro
testo.
[41] L’uso
descritto a p.154 dall’Anthologhio,
per quanto suggestivo, non è consentito
(di per sé, appartiene al rito della consacrazione d’un tempio).
[42] Se i
fedeli sono molti, poiché l’idiomelo è piuttosto breve, il sacerdote potrebbe
uscire anche un po’ prima.
[43] Non è
corretto – non è permesso – spostare
l’omelia a altro momento: per esempio, alla comunione.
[44] Di
fatto, di seguito al Mattutino: ma non per questo è lecito omettere le
prescritte incensazioni iniziali con il canto del Cristo è risorto… antifonato a vv di Ps 67 e 117.
[45] In seguito: perché sia chiaro che il
digiuno “si rompe” solo dopo la divina Liturgia.
[46] Si
escluda l’uso – recente e d’origine latina – di aspergere con “acqua
benedetta”.