BARTOLOMEO
I
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI-NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
la Santa Epifania
ARTICOLO
PER GIANNI VALENTE
(PERIODICO 30GIORNI)
Dovremmo
avere lo stesso carisma della parola insieme al santo predecessore della nostra
Umile Persona, Gregorio il Teologo, il quale nella sua omelia sulla Santa
Epifania - insuperabile sia teologicamente che letteralmente - esprime in
modo incomparabile la fede della Chiesa sul Santo Battesimo, trasmessa sin
dai tempi antichi, si riferisce alla rivelazione al Giordano del Dio Trino
e con commovente maestosità analizza la grandezza della filantropia
del Signore, che con la santificazione degli elementi materiali, come è
l’acqua, rende possibile la partecipazione alla vita della Divinità
a noi che siamo di passaggio.
Di teofanie - tramite le molteplici religioni mitiche – ne conosce tante
l’antica umanità, che mostrano la profondissima sete dell’animo
umano di giungere in comunione, vanamente però, con il suo Creatore.
La Chiesa, come Corpo di Cristo che vive il compimento delle tipologie e delle
visioni veterotestamentarie, dopo la manifestazione del Dio Trino nel Giordano
al momento del battesimo di Gesù mai ha cessato di vivere teofanie,
di diverse intensità, tramite la condiscendenza filantropica, per misericordia
di Dio.
Dal momento in cui il Dio Logos “si è fatto uomo affinchè
l’uomo diventasse Dio”, secondo Atanasio il Grande, gradualmente
ha rivelato il mistero della divinizzazione degli uomini, non certamente secondo
la natura ma per grazia, tramite l’energie increate dello Spirito Santo,
ha consegnato ai fedeli se stesso come esempio: “Cristo patì
per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme”
(I Pt 2,21).
Così insegnando la necessità del battesimo, come sacramento
fondamentale e introduttivo, per l’incorporazione e l’innesto
dei fedeli nel bell’olivo della Chiesa, battezzando se stesso nel Giordano,
ha sottolineato nel suo famoso dialogo con il discepolo notturno Nicodemo,
che “se uno non nasce dall’acqua e dallo Spirito, non può
entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). In questo modo ognuno di noi, battezzandosi
viene purificato in modo misterioso dalla macchia del peccato, e rinato spiritualmente
ha d’ora in poi la possibilità della partecipazione dinamica
alla vita della Chiesa, dove vivendo in purezza di spirito e di corpo può
partecipare sia nelle teofanie rivelatrici di qua, sia nella teofania finale
della quale saranno degni quanti diverranno partecipi del Paradiso, secondo
la mirabile descrizione dell’evangelista Giovanni nella sua Apocalisse
(cap. 21,22).
E quando diciamo “teofania” non intendiamo una situazione fantastica,
ma una totale partecipazione dell’intera persona umana, del corpo e
dell’anima, nei carismi dello Spirito Santo, situazione durante la quale,
o misticamente soltanto nel cuore, sentiamo la presenza attiva di Dio, impossibile
da descrivere con parole umane, come d’altronde per primo l’ha
vissuta, e ha sentito se stesso incapace da desrcivere, il santo apostolo
Paolo (2 Cor cap. 12), che è una pregustazione di minima intensità
dello stato paradisiaco.
Uguali situazioni carismatiche hanno vissuto e vivono tantissimi santi della
Chiesa, sia antichi sia a noi contemporanei, senza però cercarle, visto
che la teofania costituisce un evento straordinario, e soltanto come dono
divino viene compreso, non essendo il risultato di speciali sforzi tecnici,
che costringano in una certa maniera Dio di rivelare se stesso.
E questa visione e situazione spirituale presuppone una vita assolutamente
evangelica, secondo le promesse che ci sono state date nell’ora del
nostro battesimo, quando “abbiamo rinunciato a Satana e siamo stati
uniti a Cristo”. E poiché, però, “portiamo carne
e abitiamo nel mondo” e sporchiamo la candida veste del battesimo o
a causa della debolezza umana o di tentazione demoniaca, il Signore misericordioso
ci ha donato il secondo battesimo, cioè quello del pentimento e delle
lacrime. Addirittura, circa il valore di questo “secondo battesimo”,
San Gregorio di Nissa scrive che “anche la lacrima che gocciola è
uguale alò bagno del battesimo, e gemito faticoso riporta la grazia
che era partita per poco”.
Con tutto ciò che molto brevemente qui abbiamo detto, abbiamo tentato
di mostrare la fede plurisecolare che vive la Madre Santa, la Grande Chiesa
di Cristo, riguardo il significato della Teofania, in primo luogo al Giordano
e in seguito nella vita quotidiana dei fedeli. La nostra discendenza dal progenitore
decaduto Adamo sicuramente ci ha fatto ereditare anche tante conseguenze negative
che ci ostacolano nel venire alla visione diretta della divina Persona. Il
Signore misericordioso, però, con la sua ineffabile incarnazione e
la sua totale divina Economia, ci concede la possibilità di spogliarci
dalla vetustà dell’Adamo corruttibile e di rivestirci della rinnovazione
in Lui, secondo il detto paolino: “Quanti siamo battezzati in Cristo,
abbiamo rivestito Cristo”. Così canta la Chiesa nel giorno luminoso
della festa dell’Epifania, con gioia d’animo, aspettando la restaurazione
di questo mondo corruttibile durante la seconda Venuta del Signore, che con
la santificazione delle acque, prelude il ritorno all’antica bellezza,
anche della stessa creazione materiale che soffre con noi sin quando tutti
e in tutto saranno in Cristo.